E niente, Mahmood ha spaccato anche questa volta.
Ha infiammato l’Eurovision Song Contest non arrivando primo giusto per una manciata di voti. Ma si è distinto da tutti (i cantanti) e ha sorpreso tutti (gli spettatori nel mondo).
Tanto che, nel momento in cui scrivo, è primo su Tendenze di Youtube.
Ah dimenticavo! Suo invece il premio per miglior composizione.
Ora, vorrei tornare ai giorni di febbraio, a quando Mahmood vinse il Festival di Sanremo 2019.
Sul mio Facebook ho visto diversi locali milanesi gioire della sua vittoria, tenendo a precisare che anni e mesi prima lo avevano fatto esibire quando ancora era un ragazzo ‘comune’. Il concetto era questo: “noi lo facevamo suonare prima che diventasse famoso. Lui è forte, noi lo avevamo capito. Siamo fighi.”
Ora, amori belli, concedetemi un pensiero: siete dei falsi e degli ipocriti. Non dei fighi.
Vi siete fatti vivi con parole di elogio e amore solo dopo averlo visto vincere. Clap clap. Se davvero aveste tenuto a questo ragazzo, ne avreste parlato prima che il Festival iniziasse: per aiutarlo. Per farlo conoscere a chi ancora non lo conosceva e per incitare magari a votare per lui – ricordo che per il voto popolare avrebbe vinto Ultimo.
Invece no, tutti zitti. Tutti a fare i vaghi. Poi, dopo la vittoria, eccoli lì in fila a sgomitare: colleghi della musica e locali benefattori/lungimiranti. Tutti a posteriori.
Lasciate che ve lo dica.
Voi una cosa in comune con Mahmood ce l’avete: siete come il padre. A lui e a voi interessavano solo i Soldi.